I benefici del Lifle Cycle Assessment per l’azienda e per l’ambiente.
FIRI mette a disposizione degli Associati lo studio LCA che permette di monitorare la vita di un prodotto secondo il modello “dalla culla alla tomba”. La raccolta e lo studio di dati legati al consumo energetico e alle emissioni dei gas serra dei processi produttivi e permette alle aziende di programmare un piano produttivo ad impatto ambientale minimo e ad essere più competitive sul mercato.
Sul panorama della transizione economica verso sistemi di produzione circolari e ad impatto zero, il monitoraggio dell’impatto ambientale delle aziende si è rivelato un passaggio fondamentale per portare avanti una eco-progettazione delle attività produttive e per migliorare le prestazioni ambientali di un’impresa. Il Life Cycle Assessment, chiamato anche LCA, è la tecnica che permette di analizzare l’impronta ambientale delle aziende e dei processi produttivi, permettendo di conseguenza di calcolare il peso di un prodotto sul bilancio energetico e ambientale di un’impresa.
Il parametro del Carbon Footprint di un’azienda ci comunica la quantità di emissioni di gas serra che vengono generate durante il ciclo di vita di un prodotto, di un servizio o di un’organizzazione. Lo scopo principale di un’indagine aziendale precisa del Carbon Footprint è quello di pianificare interventi mirati al fine di ridurre il potenziale inquinante degli stage della produzione. I dati riguardanti il Carbon Footprint sono preziosi perché raccontano l’impatto in termini di riscaldamento globale attribuibile alla produzione di un bene, alle attività di un’organizzazione o ai processi di un servizio.
L’approccio LCA rappresenta il fondamento metodologico del Carbon Footprint in quanto permette di ricostruire il ciclo di vita di un prodotto partendo dall’estrazione delle materie prime di cui si compone fino alla gestione del suo fine vita. Un bene può incontrare uno tra due destini: il primo, lo smaltimento, genera un impatto negativo sull’ambiente; il secondo, il riciclo, permette al bene di ritrovare una nuova vita in quanto parte della materia vergine utilizzata può essere rimessa sul mercato. Il valore dell’analisi LCA è inestimabile per le aziende che vogliono migliorare la performance nei sistemi di produzione riducendo il proprio impatto inquinante. Per questo motivo, FIRI si impegna a condividere con gli associati uno studio LCA che valuti tre tipologie di imballaggio: IBC multimateriale, fusti in acciaio e fusti in plastica.
Un altro indicatore legato alla rilevazione dell’impronta ambientale dei cicli di produzione di un’azienda riguarda i consumi energetici. L’indicatore Cumulative energy demand è usato per indicare il calcolo a l’energia diretta (come i consumi degli impianti di produzione delle materie) ed indiretta (impiegata nelle attività considerate, ad esempio gli uffici) implicata nei processi facenti parte del ciclo di vita del prodotto. Gli indicatori delle emissioni di gas a effetto serra e dei consumi energetici sono un vantaggio per il Pianeta e per l’impresa: essere consapevoli dei propri consumi aziendali permette una pianificazione più precisa di metodi di lavoro e produzione senza sprechi ed emissioni dannose.
La raccolta dei dati per lo studio avviene tramite l’intervista approfondita a soci-target della Federazione e la somministrazione di questionari ai soci FIRI coinvolti nei cicli di produzione. Queste informazioni vengono poi integrate con un altro tipo di dati, quelli della letteratura scientifica e dei database tecnici: tramite queste fonti, è possibile ricostruire un modello semplificato che mostra il sistema di produzione degli imballaggi “dalla culla alla tomba”.
L’obiettivo dello studio di FIRI è la comparazione tra gli impatti LCA connessi a un imballaggio single use e uno equivalente rigenerato. L’analisi viene costruita in base a due scenari alternativi per ognuno dei materiali oggetto della ricerca; lo scenario che prevede il ricondizionamento e il riutilizzo consente un risparmio ambientale maggiore rispetto allo scenario “end of life”. I dati ottenuti parlano chiaro: l’impatto ambientale ed energetico è inferiore per i materiali ricondizionati: una IBC rigenerata ha un impatto ambientale complessivo che, in termini di emissioni, consente un risparmio ambientale del 58% rispetto al sistema con un unico ciclo di vita e un risparmio del 61% sul fronte dei consumi energetici. Un fusto in acciaio rigenerato consente un risparmio ambientale del 52% sia rispetto alla generazione di emissioni che sul fronte dei consumi energetici mentre un fusto in plastica rigenerato consente un risparmio ambientale del 51% e un risparmio energetico del 53%. Gli esiti dei due diversi scenari di fine vita di un prodotto mostrano la differenza tra lo smaltimento, che ha impatto negativo sull’ambiente, e la rigenerazione, ovvero il reinserimento di parte della materia vergine sul mercato come materia prima seconda dopo essere stata sottoposta ad un ciclo di lavaggio, sostituzione e manutenzione. Conoscere i vantaggi e gli svantaggi dei metodi di smaltimento, riciclo e rigenerazione grazie all‘analisi LCA fornisce ad ogni impresa gli strumenti per ottimizzare i consumi ambientali ed energetici.
Per quali motivi un’azienda dovrebbe condurre un LCA? L’uso del Life Cycle Assessment agevola la transizione verso sistemi produttivi a impatto inquinante minimo. L’analisi del processo produttivo, dall’assemblaggio delle materie prime fino ad arrivare al fine vita del prodotto e alla sua rigenerazione, permette di individuare i passaggi in cui è presente margine di miglioramento. Il sistema LCA può anche rappresentare un prezioso vantaggio a livello di mercato diventando un mezzo di comunicazione fondamentale tra l’azienda e gli stakeholder: valutare con precisione e chiarezza le performance ambientali del proprio prodotto o servizio rende l’impresa più competitiva.