Cambiare il mondo non è una roba che si fa da soli.

Bisogna essere in molti e tutti molto convinti.

Perché lavorando insieme si rendono più fluide le attività, si ottimizzano le risorse, si ragiona secondo canoni comuni e si raggiungono risultati condivisi.

Per questo, per aprire questo nuovo numero, ho scelto una parola ispirata dal rinnovo della convenzione che Firi ha stretto con tre grandi consorzi nell’ambito del riciclo e del recupero: Ricrea, Rilegno e Corepla.

La parola è: cooperazione.

Se ripensiamo al “biennius horribilis” che ci siamo lasciati alle spalle (sperando che sia davvero così) possiamo renderci conto che un’epidemia che ha colpito il mondo intero ha fatto che sì che il mondo intero (o quasi) collaborasse attraverso strategie e strumenti condivisi. La cooperazione ha trovato nuovo smalto e nuovi valori.

Al netto di opinioni politiche e visioni alternative, pseudoscientifiche e a volte decisamente lisergiche, è stata proprio la capacità di creare sistema a vari livelli quello che ci ha permesso di uscire, seppur a fatica, da una situazione a tratti davvero drammatica.

È come quando, più o meno inavvertitamente, qualcuno si trovi a calpestare e a devastare un nido di formiche. Immediatamente assisterà ad un vibrante andirivieni di tanti individui che, scambiandosi rapide informazioni con le antenne, sembrano tutti sapere bene cosa fare: chi provvede a correre a salvare le uova, chi recupera il cibo, chi si infila nelle gallerie – immagino a provvedere alla loro efficienza strutturale – e chi si lancia furiosamente sui piedi del malcapitato, con l’intenzione apparente di aggredire un mostro infinitamente più grande di loro.

Noi umani siamo così, quando reagiamo, magari all’ultimo momento, riusciamo ad organizzarci e ad intervenire con efficacia.

Ma se davvero siamo così capaci di cooperare per un fine comune, perché non lo facciamo sempre?

Perché privilegiamo quotidianamente scelte più egoriferite e, troppo spesso, alla lunga scellerate?

Una logica di cooperazione, strutturata in modo che tutti coloro che sono coinvolti a vario titolo in una filiera, in un comparto, in un segmento di mercato, possano ottimizzare i propri sforzi e le proprie risorse, appare una soluzione vincente anche agli occhi di un non addetto ai lavori, come lo scrivente.

Cooperare significa condividere obiettivi e strategie, individuare modalità e processi comuni, adottare comportamenti razionali e meditati, efficaci ed efficienti, far circolare le informazioni. Esattamente come fanno le formiche.

Il tema ambientale chiede proprio questo atteggiamento.

Che senso avrebbe, per un consumatore qualunque quale sono, impegnarsi nel gestire i propri scarti senza che qualcuno prima di lui e qualcun altro dopo di lui non si prodigassero con lena uguale, anzi maggiore, prima nel creare packaging e confezioni sempre più ecofriendly e poi nel raccogliere e riciclare quanto è stato gettato.

Siamo legati gli uni agli altri, in una sorta di catena del dna in cui ogni elemento riceve dal precedente e trasmette al successivo informazioni fondamentali per la vita stessa.

È per questo che non si può che guardare con serenità a patti solidi e solidali, come la rinnovata convenzione tra Firi, Corepla, Ricrea e Rilegno.

Una convenzione che nasce dalla convinzione che il consolidamento delle filiere rappresenti il meccanismo più virtuoso per le singole aziende che compongono il sistema come per il sistema stesso.

Solo la razionalizzazione e l’organizzazione delle fasi di ritiro, riciclaggio e recupero degli imballaggi – siano essi di acciaio, legno o plastica – può garantire un percorso di efficienza ed efficacia, in linea con le più attuali disposizioni normative e sensibilità diffuse nell’ambito del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente.

Ed è solo da uno scambio reciproco di informazioni e dalla loro diffusione che può nascere una nuova cultura del riciclo, anche e soprattutto in assenza di un universo normativo di riferimento, sia nel campo ministeriale che in quello più ampio dell’Unione Europea.

I 4 consorzi rinnovano dunque un tavolo comune per poter operare al meglio e, perché no, insieme a tutti noi, dare un contributo concreto per cambiare il mondo. Altro che quattro amici al bar….